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Pubbl. mar 20, 2013 in Alimentazione e Dieta

I prebiotici di seconda generazione e la sindrome metabolica

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prebioticie-sindromemetabolicaL’assunzione giornaliera di una nuova miscela di prebiotici galatto-oligosaccaridi potrebbe migliorare la salute intestinale, le funzioni immunitarie e aiutare a ridurre i rischi connessi alla sindrome metabolica.
Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Reading (UK) e pubblicato sul Journal of Nutrition  , ha mostrato come questa miscela aumenti le popolazioni di bifidobatteri, riduca i marker di infiammazione, i livelli di colesterolo e abbia un effetto benefico sul sistema immunitario in adulti in sovrappeso.
Il termine sindrome metabolica si riferisce a un insieme di condizioni tra cui pressione alta, innalzamento della glicemia, eccesso di grasso attorno alla vita, basso HDL (il colesterolo buono) e trigliceridi alti: tutte condizioni che aumentano significativamente il rischio di malattie cardiache, infarto e diabete.
La dott.ssa Jelena Vulevic che ha guidato questo studio, afferma che fino ad ora le ricerche sui meccanismi biologici alla base della sindrome metabolica hanno prodotto pochi risultati a causa della diversità e della dimensione del microbioma umano. Una maggior comprensione di questi meccanismi contribuirà quindi all’introduzione di regimi nutrizionali personalizzati e all’utilizzo di  ingredienti nei cibi funzionali, così da poter agire sugli equilibri intestinali. Tutto ciò coadiuverà la prevenzione o ritarderà l’insorgenza di molti disturbi,  come la sindrome metabolica, i disturbi funzionali intestinali e i disturbi legati allo stress.
I prebiotici sono definiti “sostanze non digeribili che hanno un effetto fisiologico benefico sul portatore, tramite la stimolazione selettiva della crescita o e dell’ attività di un numero limitato di batteri indigeni”.
Questa nuova miscela di galatto-oligosaccaridi è stata definita un prebiotico di “seconda generazione”in quanto non solo supporta i batteri prebiotici a livello di gruppo, ma offre anche un’ulteriore funzionalità  inibendo l’adesione dei batteri “cattivi” alle pareti intestinali.
Il prof. Glenn Gibson esperto rinomato nel campo dei prebiotici e coautore dello studio ha spiegato che alla base di questa ricerca ci sono evidenze scientifiche che dimostrano come l’equilibrio intestinale di soggetti magri sia diverso da quello di soggetti obesi e che quindi questa situazione potrebbe essere potenzialmente modificata intervenendo con un’alimentazione diretta ad un particolare gruppo di batteri.
Fonte: The Journal of Nutrition.

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